Questa storia – una bella storia – ha tre protagonisti: Cristian Fracassi, ingegnere e giovane fondatore di Isinnova, Alessandro Romaioli, suo collaboratore, e un ex primario di Gardone Valtrompia, Renato Favero.
Mancano le maschere C-PAP (apparecchi che erogano l’aria che mantiene aperte le vie aeree) necessarie per la terapia sub-intensiva negli ospedali italiani, sommersi da una ondata di ricoveri non previsti di persone con difficoltà respiratorie.
Ed ecco allora l’idea: costruire una maschera respiratoria d’emergenza riadattando una maschera da sub già in commercio.
La dove tutti vedevano un accessorio per il tempo libero loro hanno visto uno strumento che può salvare vite umane.
Lavorano giorno e notte e nel giro di poco tempo riescono a produrre un prototipo che viene testato negli ospedali di Chiari e Brescia. Funziona!
E poi fanno una cosa in più: per evitare eventuali speculazioni sul prezzo brevettano la loro invenzione, ma decidono di rendere il brevetto ad uso libero in modo che tutti gli ospedali in stato di necessità possano usufruirne. E l’idea viene usata ora anche in molti altri Paesi del mondo alle prese con il virus.
“Non chiamateci, come alcuni hanno fatto, geni: il genio, semmai, è tale Venturi, che ha individuato il principio fisico che noi ci siamo limitati ad applicare, come qualunque altro ingegnere avrebbe fatto. Né tantomeno eroi: i veri eroi sono quelli che salvano vite, che fanno 16 ore di turni in ospedale e sono giorno e notte al fianco dei malati, specialmente durante quest’emergenza Coronavirus”.
Non lo faremo.
Ma un grande, sentito, grazie, quello – quello sì – ve lo dobbiamo per l’esempio che avete dato a tutti.
Orgogliosi di voi.