Rondine… partita da chissà dove, la vediamo arrivare in primavera per farsi il nido nel sottotetto delle nostre antiche case di contrada, la scrutiamo dapprima mentre cova e poi mentre nutre i rondinotti prima di ripartire, a fine estate, diretta verso sud. Rondine Cittadella della Pace richiama questa ciclica migrazione, lo abbiamo potuto scoprire proprio venerdì 18 Ottobre all’evento “Strumenti e percorsi per una città di pace” a Marostica, in un Palazzo Baggio vivo e gremito di spettatori. Patrocinata dal Comune, la serata è stata organizzata dal “Tavolo della Pace”, associazione da poco costituita a Marostica ma soprattutto strumento aggregatore di persone e associazioni, tra cui esponenti delle Parrocchie e della Chiesa Evangelica di Marostica, Vivere e Creare per la Pace, Associazione Culturale Ujamaa, Marostica Partecipa, Caritas Marostica, gruppo scout AGESCI Marostica, via Scalabrini 3.
Nel corso della serata, la nostra città ha avuto l’onore di ospitare alcuni tra i giovani che attualmente vivono a “Rondine Cittadella della pace”, un borgo medievale toscano situato a pochi km da Arezzo che accoglie ragazzi da tutto il mondo, provenienti da paesi segnati da conflitti armati o in fase post-bellica. La cittadella è proprio il luogo in cui le rondini, che sono poi i ragazzi, transitoriamente migrano: si tratta infatti di una piccola comunità, un “luogo di rigenerazione dell’uomo, perché diventi leader di sé stesso e della propria comunità, nella ricerca del bene comune” (tratto da www.rondine.org). Fondata nel 1997 dal Prof. Franco Vaccari assieme ad un gruppo di giovani, Rondine Cittadella della Pace è un’organizzazione che ha l’ambizioso obiettivo di ridurre i conflitti armati nel mondo mediante una peculiare metodologia, mirata alla “trasformazione creativa del conflitto”, in ogni contesto. Come ben illustrato da Roberta, psicologa che accompagna per tutto il loro percorso i ragazzi della “World House” o studentato internazionale, la filosofia del Metodo Rondine parte dal presupposto che i conflitti tra le persone sono inevitabili, quotidiani… solo conoscendo a fondo sé stessi, si può arrivare alla fine del percorso a vedere la persona nel proprio nemico. Nel borgo infatti i ragazzi rimangono 2 anni, frequentano un corso universitario ma soprattutto vivono a stretto contatto con coetanei appartenenti al popolo o etnia “nemica”. A rondine si arriva a scoprire che “nel conflitto c’è sempre una positività”, come spiegava Roberta, in quanto è nel conflitto che spesso si scoprono le relazioni. Intense sono state le testimonianze dei quattro ragazzi presenti, a partire da Radima, proveniente dalla Russia-Ingushetia, che raccontava come per lei “l’italiano è lingua di PACE” perché nell’imparare la nostra lingua così complessa si è dovuta far aiutare proprio da un ragazzo appartenente all’etnia “nemica”. Ora sognano assieme di fondare un gruppo scout, con l’obiettivo di incrementare l’integrazione tra ragazze e i ragazzi russi/ingusheti e georgiani. Da Arina abbiamo potuto cogliere l’entusiasmo e la voglia di rinascita: sognando di fare giornalismo in Russia, il suo paese, ci raccontava di come ritiene che “la comunicazione tra persone diverse è molto importante, fondamentale… perché solo così si può aprire, il mondo”. Madeline, proveniente dal Mali, ci ha fatto percepire l’estrema complessità del conflitto che da anni logora il suo paese e le difficoltà che i giovani come lei hanno, nel vivere il presente e progettare il futuro. Prima di passare la parola ad Arvedo, con dolcezza ci ha consegnato il suo augurio, citando un proverbio locale “camminando in montagna, da lontano ho visto un animale, quando mi sono un po’ avvicinata ho visto che era una persona, quando sono infine arrivata là vicino ho visto che era un fratello”. Arvedo, anch’egli del Mali, ha introdotto la campagna di Rondine “Leaders for Peace” (https://leadersforpeace.rondine.org/) ricordandoci che il futuro inizia oggi e concludendo la serata con un auspicio, rivolto soprattutto ai giovani “noi siamo il cuore, la chiave e lo strumento per lo sviluppo futuro”. Ma come traslare il metodo rondine nella nostra realtà quotidiana? “Iniziamo prima di tutto ad identificare i conflitti che sono in ognuno di noi, nel nostro profondo” ha risposto Roberta, per poi proseguire “cambiare l’altro, il nemico, è difficilissimo…ciò che possiamo fare però è cambiare noi stessi, il nostro approccio al conflitto, la nostra visione dell’altro…che in fondo, è una persona”. L’evento è stato supportato da: Fondazione BPM Volksbank, Lions Club, Conf.Commercio di Vicenza, Marchesane in Fiore.

Paola Costenaro