…Pur essendo l’Italia un paese sempre più “vecchio”. La popolazione con più di 65 anni rappresenta il 22,3% della popolazione, contro una media europea del 19,4%.
E a Marostica come va?
Non ci discostiamo da questa tendenza.
3.012 nostri concittadini hanno più di 65 anni, mentre 1.901 ne hanno meno di 14. E nel 2017 abbiamo registrato un saldo naturale negativo di 31 unità, ovvero sono morte più persone di quante non ne siano nate.
L’indice di vecchiaia (il rapporto tra la popolazione over 65 anni e la popolazione di 0-14 anni, moltiplicato per 100) è di 158,4. Al mondo solo Giappone e Germania fanno peggio di noi.
L’indice di dipendenza invece (il rapporto tra popolazione over 65 e popolazione in età lavorativa) ci dice che ogni 100 persone in età lavorativa a Marostica ci sono 33 persone oltre i 65 anni.
Andando sul concreto, cosa significano per Marostica questi dati? Come ci occuperemo di questi nostri concittadini nei prossimi anni?
Perché c’è un altro dato da tenere in considerazione: i nuclei familiari diventano sempre più piccoli. Negli ultimi vent’anni il numero medio di componenti della famiglia italiana è sceso da 2,7 (media 1995-1996) a 2,4 (media 2015-2016) e aumentano le famiglie composte da una sola persona (dal 20,5 al 31,6 per cento), mentre si riducono quelle di cinque o più componenti (dall’8,1 al 5,4 per cento). Sappiamo tutti quale è stata l’importante funzione svolta dalle famiglie nell’assistenza agli anziani che certamente, con la diminuzione del numero di componenti dei nuclei familiari, non potrà più essere svolta in futuro.
Una proposta valida che potrebbe fornire parte della risposta alle esigenze che si porranno in questo tema in futuro sono gli alloggi protetti per anziani autosufficienti, nati come variante sul tema del cohousing (in italiano coresidenza).
Avevamo avanzato questa proposta anche nella recente campagna elettorale perché siamo convinti che potrebbe contribuire ad affrontare questa sfida epocale.
In concreto si tratta di una formula abitativa nata nel Nord-Europa negli anni ’70, che prevede per gli anziani, soli o in coppia, un proprio alloggio individuale e spazi comuni con i vicini (lavanderia, palestra, cucine, sale svago), in piccole strutture collocate vicino ai servizi essenziali, come, ad esempio, l’ospedale.
La nuova organizzazione residenziale punta a recuperare una rete sociale e i valori di solidarietà e collaborazione reciproca tra persone che vivono a pochi metri di distanza le une dalle altre, coniugandoli con forme di assistenza condivise.
E’ una formula che può creare un ciclo virtuoso sotto molti profili. Condividendo spazi e servizi in maniera collettiva, si ottengono, infatti, notevoli risparmi dal punto di vista sia economico che ambientale, e si possono creare opportunità di lavoro per gli operatori necessari alla struttura. Nel caso di Marostica a questi vantaggi se ne aggiungerebbe un altro di indubbio valore aggiunto: il recupero dell’area dell’ex ospedale, dove questa struttura potrebbe essere collocata.
Noi crediamo che di questo tema l’Amministrazione Comunale di Marostica dovrebbe occuparsi.
Ci sono molte realtà in Italia che stanno sperimentando questa strada. Ne parleremo in un prossimo articolo.

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